IA e cambiamento climatico: un ostacolo o un aiuto?
Il mondo va veloce, a volte troppo. Da quando i social sono entrati nelle nostre vite il ritmo frenetico dell’esistenza ha sommerso gli individui e le persone si affannano per stare dietro alle continue evoluzioni della società.
Come scrive Lewis Carroll: “siamo costretti a continuare a correre solo per stare fermi”.
Sicuramente emblema di questa accelerazione d’innovazione e mutamento è l’arrivo dell’IA (intelligenza artificiale).
Chat Gpt, Gemini, Deep Seek… stanno irrompendo nella quotidianità dei cittadini e sono fulcro di dibattiti politici e competizione tra Stati.
In questo contesto di evoluzione tecnologica e crisi climatica sorge una domanda fondamentale:
Come influenza l’IA il riscaldamento globale?
Il rapporto che lega l’intelligenza artificiale al cambiamento climatico è ambivalente.
Sicuramente molte sono le possibilità aperte da questa nuova tecnologia, alcune delle quali ancora sconosciute, ma non bisogna trascurare l’impatto ambientale che ha: spesso si ricorre al bias di credere che la tecnologia non abbia ricadute sul clima e sulle emissioni dimenticando il consumo di cui essa è causa. Infatti la grandezza della potenza di calcolo di un sistema è direttamente proporzionale alla quantità d’energia necessaria a generarla e, quindi, ai consumi.
“L’impronta di CO2 e il consumo di energia andranno di pari passo con la potenza di calcolo, perché fondamentalmente questi data center vengono alimentati in modo proporzionale alla quantità di calcoli effettuati”
– Junchen Jiang, ricercatore per l’Università di Chicago
Dal 2012 il fabbisogno energetico dei data center è raddoppiato ogni 3,4 anni. Sajjad Moazeni, ricercatore, sostiene che l’applicazione d’IA sia tra le 100 e le 1000 volte più esigente dei motori di ricerca più tradizionali.
L’aumento dell’utilizzo di queste tecnologie causa un sensibile incremento del fabbisogno energetico, ovvero una tendenza contraria a quella che dobbiamo instaurare per non peggiorare la catastrofe climatica alla quale stiamo andando allegramente in contro.
Il nostro concetto di energia è distorto: la percepiamo come qualcosa d’intangibile e non ci rendiamo conto che per far funzionare i software che usiamo ogni giorno e per permettere ai motori di ricerca di fare il loro lavoro c’è bisogno di una grande quantità di computer fisici sempre connessi, tutti raggruppati in immensi complessi in giro per il mondo.

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Questi server necessitano di ingenti quantità d’acqua per essere continuamente raffreddati.
Secondo uno studio per creare il linguaggio di chat GPT 3 sono stati utilizzati e 700.000 litri di acqua dolce pulita (informazione non divulgata dalla società); è stato inoltre stimato che la domanda idrica dell’intelligenza artificiale nel 2027 si aggirerà attorno ai 4,2 – 6,6 miliardi di metri cubi, quasi il consumo medio di un Paese europeo.
Nel Marzo 2024 La “Repubblica” pubblica un articolo sui rischi che l’IA comporta per l’ambiente. Riportando le denunce mosse da “Climate action against disinformation coalition” e il report proposto da Friends of the Earth, un gruppo ambientalista che fa parte della suddetta organizzazione, la testata giornalistica dimostra come l’intelligenza artificiale non solo è dannosa per l’ambiente a causa del suo spropositato bisogno elettrico ma anche che essa causerà un aumento della disinformazione sul tema climatico-ambientale.
Citando Michael Khoo, direttore del programma di disinformazione climatica di Friends of the Earth:
“Sentiamo continuamente dire che l’intelligenza artificiale potrà salvare il pianeta ma non dovremmo credere a questa pubblicità”
Eppure, nonostante questi problemi legati all’uso dell’intelligenza artificiale, molti affidano le loro speranze a questa tecnologia.
Un’utopia?
Non necessariamente. L’IA offre svariate opportunità all’umanità e sono diverse le realtà che hanno adottato, o stanno progettando di adottare, l’IA proprio per mitigare la loro impronta ecologica e favorire uno stile di vita e di produzione più sostenibile. Forse troppo spesso associamo la transizione ambientale a quella energetica ma è pur vero che questi due termini non si escludono a vicenda e, anzi, sono strettamente legati tra loro; i progressi tecnologici, se usati nel modo giusto, possono aiutare la società a ridurre l’impatto ambientale.
L’ONU ha pubblicato sul suo sito un’analisi di come l’IA possa facilitare la mitigazione del cambiamento climatico. Ne risulta che questa tecnologia può essere applicata in diversi ambiti:
- Tempo atmosferico
Grazie alla sua capacità di elaborare velocemente grandi quantità di dati può migliorare le previsioni climatiche e anche aiutare ad elaborare soluzioni.
Per esempio MyAnga è un’applicazione usata in Kenya per ricevere informazioni sulla sicità cosicché i pastori possano progettare in anticipo il loro lavoro ed essere preparati in caso di ondate di calore.
- Prevenzione e aiuto cittadino
L’IA può aiutare nella progettazione di città, edifici ed impianti che siano in linea con le norme non solo ambientali ma anche di sicurezza in caso di eventi climatici estremi. Inoltre può fornire avvisi di allerta veloci e diffusi a chiunque si trovi nell’area della catastrofe.
- Tracciamento dell’inquinamento
- Neutralità carbonica
può migliorare le reti e le fonti di energia rinnovabile
Inoltre l’IA può assistere nella gestione dei rifiuti o nel promuovere un’agricoltura più sostenibile. Infatti attraverso un monitoraggio più preciso dei campi e delle piantagioni è possibile ottimizzare il consumo d’acqua, ridurre l’uso di pesticidi, intervenire solo su zone più precise…
L’intelligenza artificiale non è necessariamente un nemico da sconfiggere ma di sicuro non è il salvatore; non possiamo permetterci di affidarle il nostro futuro, le nostre speranze, la nostra sicurezza. L’IA fa parte del cambiamento che sta avvenendo nel mondo, che questo sia buono o cattivo dipenderà dall’uomo, dalle sue scelte e dal valore che dà alla sua esistenza.
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